Centro di Bioetica Lucano

La storia


Il Centro nasce all'interno dell'Ufficio Pastorale della Diocesi di Tricarico dopo che, quattro amici, studiosi e interessati alla Bioetica, ciascuno nel proprio ambito professionale, avevano voluto focalizzare l'attenzione sulla diffusione della Bioetica in Italia e sulla rilevanza della visione personalista per la crescita e lo sviluppo di una medicina e di una ricerca attente alla persona dal concepimento fino alla morte naturale. Per questa ragione organizzavano un Convegno a Tricarico, al mattino per gli studenti della Scuola Secondaria e al pomeriggio per tutti chiamando Mons. Elio Sgreccia, Direttore allora del Centro di Bioetica dell'Università Cattolica di Roma nonché dell'Istituto di Bioetica della Facoltà di Medicina della stessa Università. Lo stesso Mons. Sgreccia ipotizzò e propose la nascita di un Centro che in modo costante potesse informare e formare le Chiese e la società lucane sui temi della Bioetica stringendo una convenzione con lo stesso Centro di Roma. Fu così che la dott.ssa D'Agostino, il dott. Gentile, il dott. don Giovanni Grassani, il dott. Lagonigro, incontrando anche quanti in regione erano interessati a seguire un medesimo cammino, riuscirono a raggruppare attorno a Mons. Salvatore Ligorio, allora Vescovo di Tricarico, dei professionisti che avevano dato loro la disponibilità a collaborare a questo progetto e diedero vita al Centro di Bioetica Lucano come emanazione dell'Ufficio Pastorale della Diocesi di Tricarico al servizio di tutta la regione, fissando la propria sede in una stanza del Convento dei Frati Minori di Grassano, locali della Parrocchia Madonna del Carmine guidata da don Giovanni Grassani stesso. Dopo i primi incontri organizzativi, il Centro, del quale chiedevano di far parte diversi professionisti della Sanità (in maggioranza Medici), si orientava a sviluppare il suo lavoro in tre direzioni: la formazione per gli studenti della Scuola Secondaria Superiore, l'attenzione allo sviluppo e alle prassi della sanità nel contesto regionale, il supporto diocesi, parrocchie, enti, istituzioni, albi e ordini professionali. Le tre direzioni sono state seguite con un lavoro di informazione di formazione dal 2002 (anno del primo Progetto di Bioetica partito al Liceo Classico di Venosa) ad oggi (il Progetto Bioetica e Umanizzazione dell'Assistenza con l'Ipasvi provinciale di Matera). Importantissimo è stato l'anno 2005 per il grande lavoro sulla diffusione di informazioni chiare e precise sulla Legge 40 del 2004 in occasione della richiesta di abrogazione della stessa mediante referendum.
L'anno 2005 è anche l'anno dell'arrivo del nuovo Presidente Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Carmine Orofino.
L'elaborazione dei Progetti, a carico della Segreteria Scientifica e del Comitato di Direzione del Centro, sempre realizzati grazie all'intervento dei diversi membri esperti nei diversi ambiti della Medicina e della Bioetica, trovano oggi il loro punto di partenza, di valutazione e organizzazione nell'Istituto di Ricerca in Bioetica e Scienze Umane (IRBISU) creato all'uopo dal Segretario Consulente Scientifico dott. Rocco Gentile che, Docente di Bioetica per la Cattolica dal 2004 per i Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie, è nominato nel 2016 Direttore del Centro succedendo al Prof. Don Leonardo Verre, Teologo Morale presso l'Istituto Teologico di Basilicata.

Chi siamo


DIRETTIVO


 Mons. Vincenzo Carmine Orofino, PRESIDENTE
Prof. Rocco Gentile, DIRETTORE
Prof. don Giovanni Grassani, SEGRETARIO
Dott.Giuseppe Lagonigro, MEMBRO DIRETTIVO

MEMBRI DESIGNATI PER DIOCESI


Dott.ssa Anna Rita D'Agostino, 

Dott. Vito Aicale,

Don Antonio Polidoro,

Don Nicola Caino,

Prof.ssa Gaetana Lanotte,

Don Sergio Sannino,

Don Michele Cillis,

Dott.ssa Roberta Martino


MEMBRI CONSULENTI


Area medica:

Dott. Marcello Ricciuti, Dott. Leo Perfido,


Area filosofico-teologico:

Prof.ssa Antonia Chiari, Prof. Don Nico Baccelliere, Dott. Giuseppe Campanelli


“PRESIDENTE”
Mons. Vincenzo Carmine Orofino
“DIRETTORE”
Prof. Rocco Gentile
“SEGRETARIO”
Prof. don Giovanni Grassani
“MEMBRO DIRETTIVO”
Dott.Giuseppe Lagonigro

NOTIZIE

Sezione notizie

Mons. Salvatore Ligorio


Un’idea all’insegna della multidisciplinarietà

L’idea che si concretizzava nel 2001 ad opera di un gruppo di laici di un Centro culturale che si occupasse di Bioetica, che si concretizzava nella Diocesi di Tricarico dopo un importante incontro tenuto da quello che era considerato il più esperto bioeticista italiano, Mons. Elio Sgreccia, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, era quasi una sfida. Infatti, di problematiche che si aprivano a livello scientifico, che interpellavano la coscienza delle comunità cristiane, diventano non solo sempre più numerose ma anche richiedevano competenza e studio e ricerca. Certamente, nei contesti piccoli ci vuole molta più forza e spesso la fatica è più grande, ma quel gruppo che si dava uno statuto all’interno della diocesi di Tricarico e che anche gli altri Vescovi delle sei diocesi della Basilicata riconoscevano come strumento di riferimento per i chiarimenti su questioni particolari ma anche di proposta di formazione e di approfondimento di tematiche emergenti per sacerdoti e per laici, non da ultimo per docenti della scuola e fino ai giovani e ai gruppi ecclesiali tutti. Si era tra le primissime regioni a realizzare un punto di incontro e di crescita culturale, nell’interscambio anche di opinioni differenti e all’insegna della multidisciplinarità (aderirono medici, docenti, avvocati) e si provò a catalizzare anche quanti in passato avevano nella regione tutta tentato una formazione più approfondita sugli argomenti sui quali spesso si rimaneva dubbiosi poiché si necessitava di approfondimenti specifici. Da questo punto di vista si può dire che proprio la Chiesa effettivamente sul territorio promuoveva la cultura per il bene più grande dell’uomo affinché nelle sue scelte fosse pienamente libero. 

*Arcivescovo di Potenza, primo Presidente CBL

Rocco Gentile


La Bioetica, “urgente e necessaria sapienza”

La Bioetica è una disciplina sorta in un periodo particolarmente denso di preoccupazioni per uno sviluppo tecnico innescato dall’esponenziale incremento di acquisizioni scientifiche che, a partire dagli anni Cinquanta, intersecavano in maniera del tutto nuova la vita di uomini e società. Se nel 1970 Van Rensselaer Potter, medico cancerologo della Wisconsin University, coniò il sostantivo per una nuova scienza (propriamente da lui definita “nuova sapienza”) che avrebbe dovuto tenere insieme il sapere scientifico della vita (bio-) e il sapere umanistico dei sistemi di valori (-etica), proponendo un’attenzione costante ai rischi che nascevano per l’ecosistema dalla-e-per-la specie umana, furono proprio le scoperte e le tecnologie che si fecero in campo biologico e medico che attivarono un costante interesse non solo negli Stati Uniti ma in tutti gli stati europei. In questi a partire dal 1973 nascevano centri di Bioetica connessi particolarmente alle strutture pubbliche e istituzioni politiche su questioni legate alla medicina e a problemi concernenti leggi o etica e deontologia sanitarie. Tra le primissime questioni in tal senso c’era quella di una nuova definizione di accertamento della morte, da ricercare in seguito alla messa a punto della ventilazione artificiale, che aveva portato, non senza polemiche e pareri contrastanti di illustri studiosi, alla definizione nel 1968 del criterio di accertamento di morte cerebrale. Anche rispetto all’iniziale intuizione potteriana, è stata la medicina dunque il principale ambito di sviluppo della ricerca bioetica dalla nascita fino ad oggi. Le diverse scuole di pensiero che sono nate e che si confrontano ancora oggi dimostrano un fecondissimo scambio culturale che a tratti è stato vestito di polemica e contrapposizione guerreggiante e che, invece, con maggiore attenzione, si può dire, è l’espressione di visioni etiche differenti, non riducibili a ‘questione politica’ o ‘partitica’. Lo dico pensando al contesto italiano e alla inveterata distinzione ad esempio tra la ‘bioetica laica’ e la ‘bioetica cattolica’ che a volte è sembrata esibire più una contrapposizione da schieramento politico che non su base scientifica. La Bioetica infatti dovrebbe essere presentata sempre come un sapere con uno statuto epistemologico ben definito, che opera laicamente e perciò stesso è aperta a raggiungere l’affermazione del giudizio etico senza pregiudizi di sorta. Elio Sgreccia ha da sempre invitato a raggiungere il giudizio etico partendo dai dati che offrono le scienze, ancor di più nel momento in cui si è in quello spazio così ‘sensibile’ come la Medicina. Direi, ‘umanamente sensibile’ e perciò stesso ‘intrinsecamente etico’. Molto probabilmente lo sviluppo della Bioetica ha segnato esattamente questo passaggio: essere -come definito da Adriano Pessina, già Direttore del Centro di Bioetica della Cattolica- coscienza della scienza. Il richiamo preciso ad una conoscenza che illumina su molte più cose rispetto a mezzo secolo fa, è contemporaneamente il richiamo al fatto che ogni azione non è soltanto frutto di volontà, ma sempre di decisione ragionata a partire da valori. Ancor di più nella nostra epoca è proprio necessario porre in dubbio che ciò tecnicamente è possibile sia perciò stesso eticamente lecito. C’è bisogno di pensiero e di sapere bioetico, dalle questioni ambientali a quelle mediche e di laboratorio, dall’implementazione di tecnologia nei processi di cura alle scelte allocative delle risorse in sanità. È tempo di riprendere in mano i sistemi di valore superando le troppo facili equivalenze che azzerano priorità e sfondano fondamenti oggi più che mai necessari per ridare capacità di coscienza e senso critico alle giovani generazioni e a quelle future. L’umano, grazie al Cielo, è tutt’altro che superato ma la sua responsabilità, personale e sociale, è da risuscitare.   
*Direttore Centro di Bioetica Lucano

Giuseppe Lagonigro


L’attività in ambito sanitario

L’attività scientifica in ambito biomedico, come anche la pratica clinica quotidiana, comportano necessariamente il continuo confronto con il sistema dei valori umani della società in cui si opera.
La conoscenza biologica (bio), coniugata con la conoscenza del sistema dei valori umani (etica) costituisce proprio il campo di interesse della “bioetica”.
E’ ormai unanime la consapevolezza della importanza di coniugare il dato scientifico con una riflessione interdisciplinare sui problemi morali emergenti nell’ambito delle scienze biomediche.
Potter ha pensato appunto alla Bioetica come ad una disciplina che facesse da ponte tra i saperi scientifico e umanistico. In assenza di questa tensione, la bioetica attualmente può correre due rischi. 
Il primo è quello di essere relegata a mera disciplina accademica, autoreferenziale. Può divendare, in questo modo, produttrice di varie impalcature speculative alla stregua di qualsiasi “posizione filosofica”. 
Il secondo rischio, tanto più reale quanto più si verifica il primo, è di considerare moralmente accettabile e socialmente esigibile quello che, di fatto, è tecnicamente fattibile oppure conveniente sotto l’aspetto sociale, economico o politico.
Il Centro di Bioetica Lucano potrebbe proporsi ad essere il luogo, anche fisico, di confronto fra i saperi scientifico e umanistico di soggetti che, orientati al Personalismo ontologicamente fondato, abbiano interessi non meramente speculativi ma la tensione a produrre o promuovere azioni tese al rispetto della persona umana integralmente considerata. 
                                                                        **Medico endocrinologo, coordinatore CBL

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